L’ACIDO LATTICO

9 lug 2020

Nel recente articolo sull’importanza dell’ossigenazione durante l’attività sportiva, abbiamo visto come i nostri muscoli siano in grado di produrre energia attraverso la combustione, da parte dell’ossigeno, delle molecole di zuccheri, grassi e proteine. Il sistema aerobico è in grado di fornire energia in grande quantità e per tempi molto lunghi, ma non ad alta intensità. Tale sistema permette quindi di mantenere un’attività prolungata ad intensità moderata (al di sotto della soglia anaerobica). Mano a mano che il corridore aumenta l’intensità del suo passo, l’energia prodotta dal sistema aerobico comincia a non essere più sufficiente nel sostenere l’intensità raggiunta. Entra così in gioco un secondo sistema energetico anaerobico, che utilizza glucosio quale substrato di partenza. Questo è in grado di erogare energia in maniera rapida attraverso un processo chiamato glicolisi, che avviene direttamente nella cellula e non richiede ossigeno. La quantità di produzione di energia di questo sistema anaerobico non può essere tuttavia protratta a lungo nel tempo in quanto porta alla produzione di acido lattico. Quest’ultimo, in presenza di sodio o potassio, si dissocia rapidamente in lattato e compromette la performance sportiva se presente in grandi quantità.

L’acido lattico prodotto passa nel flusso ematico e grazie alla presenza dei bicarbonati (di sodio e potassio) viene trasformato in lattato. I bicarbonati fungono da sistema tampone andando a neutralizzare il possibile e pericoloso effetto sul pH da parte degli ioni idrogeno rilasciati dall’acido lattico stesso. Il lattato può quindi essere smaltito e convertito in energia attraverso il normale processo di ossidazione (con consumo di ossigeno).

Con l’incremento dell’intensità dell’esercizio fisico, il nostro organismo non è più in grado di smaltire efficacemente l’acido lattico prodotto (velocità di sintesi maggiore di quella di smaltimento). La sua concentrazione ematica aumenta dapprima molto lentamente per poi incrementare in modo più rapido da un valore a riposo di circa 1-2 mmol/l di sangue a più di 25 mmol/l. Il punto in cui avviene tale cambio di velocità di accumulo di acido lattico (lattato) viene preso come soglia anaerobica e per convenzione viene stabilita ad un valore di 4 mmol/l. La soglia anaerobica in ogni atleta viene calcolata misurando la concentrazione ematica di acido lattico (lattato) durante uno sforzo ad intensità incrementale e coincide con il valore della frequenza cardiaca alla quale si raggiunge il valore di concentrazione di lattato pari a 4 mmol/l.

L’acido lattico prodotto in eccesso provoca una forte acidificazione delle fibre muscolari che oltre a compromettere la funzionalità degli enzimi glicolitici (inibizione della glicogenolisi) diminuisce la capacità delle fibre stesse di legare calcio con conseguente inibizione della contrazione muscolare.

Il suo accumulo nel muscolo e nel sangue è pertanto correlato sia alla fatica muscolare oggettiva (calo di prestazione), sia soggettiva (aumento della percezione dello sforzo), con conseguente riduzione della performance fisica.


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