LE CARATTERISTICHE DEI DIVERSI TIPI DI FIBRE MUSCOLARI NEL NUOTO. ROSSE O BIANCHE?
La muscolatura scheletrica dell’uomo è composta da innumerevoli fibre diverse per strutture e composizione. Tali fibre muscolari vengono principalmente suddivise in due categorie: quelle a contrazione lenta (Slow Twitch, ST), definite anche di tipo I o rosse (elevato quantitativo di mioglobina e mitocondri) e quelle a contrazione veloce (Fast Twitch, FT) o di tipo IIb o bianche (scarso contenuto di mioglobina e mitocondri). |
Le prime richiedono tempi di attivazione più lenti (110 ms) e vengono reclutate in azioni muscolari di scarsa entità ma di lunga durata. Al loro interno trattengono molto glicogeno ed hanno una lenta velocità di affaticamento. Prediligono condizioni di aerobiosi e quindi ricavano energia per la contrazione dal metabolismo ossidativo. Le seconde al contrario, intervengono quando si tratta di attuare azioni muscolari rapide ed intense. Hanno tempi di attivazione molto veloci (50 ms), ma una scarsa capacità di resistenza alla fatica (alta velocità di affaticamento). La velocità di contrazione e la forza sviluppata è però fino a tre volte superiore rispetto a quelle di tipo I. Prediligono condizioni di anaerobiosi. Ricavano perciò la loro energia principalmente (di preferenza) dal metabolismo anaerobico alattacido e glicolitico.
La proporzione tra le tipologie di fibre nella nostra muscolatura scheletrica è dovuta a fattori genetici ed è quindi ereditaria. Con l’allenamento possiamo solo in parte modificare le nostre fibre. In particolare possiamo spingere da una parta o dall‘altra alcuni sottotipi di fibre considerate intermedie (di tipo IIa) tra quelle di tipo I e quelle di tipo IIb. Questi sottotipi di fibre ricavano infatti energia per la loro contrazione sia dal metabolismo ossidativo che da quello glicolitico. Mirati allenamenti possono potenziare l’aspetto ossidativo se l’obbiettivo è quello di migliorare la resistenza (endurance) dell’atleta o l’aspetto glicolitico se invece vogliamo migliorare l’esplosività e/o la velocità massimale. Questo effetto è spesso ricercato dagli atleti quando vogliono specializzarsi in un particolare aspetto del loro esercizio fisico. La transizione può avvenire in direzione ossidativa, aumentando la durata e riducendo l’intensità dello sforzo fisico o in direzione glicolitica-anaerobica, aumentando l’intensità e riducendo la durata.
Nel nuoto rispetto ad altri sport considerati aerobici (corsa, ciclismo) dove a prevalere sono comunque le fibre resistenti (a contrazione lenta), convivono atleti la cui proporzione tra le diverse tipologie di fibre è estremamente variabile. Atleti che eccellono sulle lunghe distanze, oltre 1500 m, hanno un’elevata percentuale di fibre di tipo I (fino a oltre l’80%). Nei nuotatori specializzati nelle gare a breve distanza invece (25, 50, 100 m) sono le fibre a contrazione veloce a prevalere (60%).
Per permettere ad un atleta di primeggiare nella propria specialità è quindi essenziale dapprima valutarne al meglio le caratteristiche fisiche, morfologiche, neuromuscolari e metaboliche, dando così la possibilità di definirne i punti di forza, e poi adottare tutte le strategie utili a far sviluppare ed esprimere al massimo le potenzialità dell’atleta stesso.
Nuotatori specializzati nelle brevi distanze avranno bisogno di allenamenti atti a sviluppare sia la forza massimale, che quella veloce. L’intenso lavoro muscolare richiesto deve essere poi sostenuto da una alimentazione/integrazione di tipo proteico/amminoacidica. Nuotatori specializzati nelle distanze lunghe necessitano invece di allenamenti finalizzati all’aumento della resistenza e della capacità aerobica. Da un punto di vista nutrizionale la loro alimentazione oltre ad avere una buona quota proteica sarà anche molto ricca in glucidi e lipidi.
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